20 ESSENTIALS: Kraut Rock pt.1
20 ESSENTIALS: Kraut Rock pt.1
di Eddy Cilìa con Antonio Ciarletta, Luca Collepiccolo, Gino Dal Soler e Luca Majer
[nell'immagine: i Can]
Nel 1995 Julian Cope lamentava come quella da lui illustrata in Krautrocksampler fosse la storia meno raccontata negli annali del pop. Quello stesso anno in un’altra prefazione – all’enciclopedico Cosmic Dreams At Play: A Guide To German Progressive & Electronic Rock – Dag Erik Asbjornsen calcolava la percentuale di testo dedicato ad artisti tedeschi nella collana “History Of Rock”: sette pagine ai Kraftwerk, tre a tutti i restanti messi assieme, per un totale di dieci su duemilacinquecento. Tolto il gruppo di Ralf Hütter e Florian Schneider, lo 0,0012% dell’opera. Possibile che il terzo mercato musicale del mondo avesse prodotto così poco di rilevante? Un passo indietro: nel maggio 1994, nell’articolo su “The Wire” in cui per primo parlava di “post-rock” Simon Reynolds ne indicava fra gli antesignani “Can, Faust, Neu, Cluster e Ash Ra Tempel”. Tre indizi – un quarto? tanti dischi da lungi assenti dai cataloghi tornavano in circolazione - avrebbero dovuto fare una prova, annunciando che un prepotente revival dell’avant-pop tedesco-occidentale dei ’70 incombeva. E già tutto sembrava indicare che non sarebbe stato fenomeno effimero. Scoppiata la bolla “post-” non a ragione di ciò “Can, Faust, Neu, Cluster e Ash Ra Tempel” hanno cessato di essere attuali. Lo sono anzi diventati ancora di più all’emergere nel nuovo secolo di una pletora di nomi ispirati a una new wave a suo tempo e sua volta debitrice rispetto al krautrock. Né tale influenza si limita (da quarant’anni in qua) al solo rock: techno e ogni sua derivazione, downtempo, ambient, new age, electro, persino l’hip hop sarebbero stati diversi, o non sarebbero stati, senza una scena che ebbe caratteristiche sue proprie sin dalla nascita. […]
…segue per 18 pagine nel numero 281 di Blow Up, in edicola a ottobre 2021
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#281) al costo di 10 euro (spese postali incluse) e vi verrà spedito immediatamente come piego di libri.
• Il modo migliore, più rapido, sicuro ed economico per avere Blow Up è l’abbonamento: non perderete neanche uno dei numeri pubblicati perché in caso di eccessivo ritardo o smarrimento postale vi faremo una seconda spedizione e riceverete a casa i quattro libri della collana trimestrale Director’s Cut il mese stesso della loro uscita per un risparmio complessivo di 60 euro!
Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
[nell'immagine: i Can]
Nel 1995 Julian Cope lamentava come quella da lui illustrata in Krautrocksampler fosse la storia meno raccontata negli annali del pop. Quello stesso anno in un’altra prefazione – all’enciclopedico Cosmic Dreams At Play: A Guide To German Progressive & Electronic Rock – Dag Erik Asbjornsen calcolava la percentuale di testo dedicato ad artisti tedeschi nella collana “History Of Rock”: sette pagine ai Kraftwerk, tre a tutti i restanti messi assieme, per un totale di dieci su duemilacinquecento. Tolto il gruppo di Ralf Hütter e Florian Schneider, lo 0,0012% dell’opera. Possibile che il terzo mercato musicale del mondo avesse prodotto così poco di rilevante? Un passo indietro: nel maggio 1994, nell’articolo su “The Wire” in cui per primo parlava di “post-rock” Simon Reynolds ne indicava fra gli antesignani “Can, Faust, Neu, Cluster e Ash Ra Tempel”. Tre indizi – un quarto? tanti dischi da lungi assenti dai cataloghi tornavano in circolazione - avrebbero dovuto fare una prova, annunciando che un prepotente revival dell’avant-pop tedesco-occidentale dei ’70 incombeva. E già tutto sembrava indicare che non sarebbe stato fenomeno effimero. Scoppiata la bolla “post-” non a ragione di ciò “Can, Faust, Neu, Cluster e Ash Ra Tempel” hanno cessato di essere attuali. Lo sono anzi diventati ancora di più all’emergere nel nuovo secolo di una pletora di nomi ispirati a una new wave a suo tempo e sua volta debitrice rispetto al krautrock. Né tale influenza si limita (da quarant’anni in qua) al solo rock: techno e ogni sua derivazione, downtempo, ambient, new age, electro, persino l’hip hop sarebbero stati diversi, o non sarebbero stati, senza una scena che ebbe caratteristiche sue proprie sin dalla nascita. […]
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TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000