20 ESSENTIALS: Crossover 1986-1993
20 ESSENTIALS: Crossover 1986-1993
di Bizarre con Roberto Municchi e Fabio Polvani
[nella foto: Run DMC]
Il termine crossover è stato usato, in musica, con accezioni molto diverse: starebbe a indicare un mix di generi, ciascuno all’origine autonomo, fatti confluire in uno stile inedito, che acquisisce caratteristiche peculiari proprio per l’accostamento di suoni e modalità all’apparenza collidenti. Il significato più comune di crossover, oggetto di questo articolo, è però un’espressione musicale che ebbe grande popolarità tra la seconda metà degli anni ’80 e i primi ’90, e che grosso modo metteva insieme da una parte un sound chitarristico metal, con riff pesanti e marcati, e dall’altra un cantato rap, che si sviluppava inevitabilmente su una base di matrice funk. Alla fine, si trattava dell’ennesimo esperimento di far convivere due tendenze opposte, una fondamentalmente di provenienza “bianca” (il metal) e l’altra di origine “black” (il rap).
Non era certo la prima volta che si facevano esperimenti in tal senso; a dire il vero, l’intera storia del rock’n’roll è una continua contaminazione di generi, una rielaborazione di stili precedentemente acquisiti. Per limitarci al caso specifico, ricordiamo che negli anni immediatamente precedenti, quella della stagione della new wave, c’erano stati numerosi esempi in cui il funk aveva fatto breccia nel sound post punk di tanti gruppi: basti pensare ai Gang Of Four, ai Talking Heads, ai Big Boys, a etichette come la Ze Records o la Celluloid, al movimento disco not disco. Tutti questi nomi hanno indubbiamente avuto un impatto importante sulle formazioni di crossover, ma non facevano parte di una corrente univoca, di uno stile specifico: usavano elementi di black più o meno insistiti in un sound bianco, ognuno con le proprie peculiarità. […]
…segue per 18 pagine nel numero 270 di Blow Up, in edicola a novembre 2020
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#270) al costo di 10 euro (spese postali incluse) e vi verrà spedito immediatamente come piego di libri.
• Il modo migliore, più rapido, sicuro ed economico per avere Blow Up è l’abbonamento: non perderete neanche uno dei numeri pubblicati perché in caso di eccessivo ritardo o smarrimento postale vi faremo una seconda spedizione e riceverete a casa i quattro libri della collana trimestrale Director’s Cut il mese stesso della loro uscita per un risparmio complessivo di 60 euro!
Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
[nella foto: Run DMC]
Il termine crossover è stato usato, in musica, con accezioni molto diverse: starebbe a indicare un mix di generi, ciascuno all’origine autonomo, fatti confluire in uno stile inedito, che acquisisce caratteristiche peculiari proprio per l’accostamento di suoni e modalità all’apparenza collidenti. Il significato più comune di crossover, oggetto di questo articolo, è però un’espressione musicale che ebbe grande popolarità tra la seconda metà degli anni ’80 e i primi ’90, e che grosso modo metteva insieme da una parte un sound chitarristico metal, con riff pesanti e marcati, e dall’altra un cantato rap, che si sviluppava inevitabilmente su una base di matrice funk. Alla fine, si trattava dell’ennesimo esperimento di far convivere due tendenze opposte, una fondamentalmente di provenienza “bianca” (il metal) e l’altra di origine “black” (il rap).
Non era certo la prima volta che si facevano esperimenti in tal senso; a dire il vero, l’intera storia del rock’n’roll è una continua contaminazione di generi, una rielaborazione di stili precedentemente acquisiti. Per limitarci al caso specifico, ricordiamo che negli anni immediatamente precedenti, quella della stagione della new wave, c’erano stati numerosi esempi in cui il funk aveva fatto breccia nel sound post punk di tanti gruppi: basti pensare ai Gang Of Four, ai Talking Heads, ai Big Boys, a etichette come la Ze Records o la Celluloid, al movimento disco not disco. Tutti questi nomi hanno indubbiamente avuto un impatto importante sulle formazioni di crossover, ma non facevano parte di una corrente univoca, di uno stile specifico: usavano elementi di black più o meno insistiti in un sound bianco, ognuno con le proprie peculiarità. […]
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TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000